I primi pezzi della scenografia, interamente realizzata nei laboratori della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, sono entrati a teatro. Dopo mesi di preparazione. In questi giorni è tornato in città anche il premio Oscar Nicola Piovani, che già nel 2021 ha seguito a Trieste la nascita e l’evoluzione della sua prima opera lirica. E che a breve si dedicherà nuovamente alle prove con orchestra, coro e cantanti.
Mancano meno di due settimane al debutto mondiale di “Amorosa Presenza”. Un titolo atteso, che il 21 gennaio inaugurerà la stagione lirica e di balletto 2022 del teatro. Repliche il 22 gennaio alle 20.30, il 23 gennaio alle 16, il 25 e il 27 gennaio alle 20.30 e il 29 gennaio alle 16. I biglietti sono già in vendita, alla biglietteria del teatro da martedì a sabato dalle 9 alle 16. Domenica dalle 9 alle 13:30 e online attraverso il circuito di vivaticket.
“Amorosa Presenza” e che vedrà Piovani portare in scena la sua musica anche nella veste di Maestro Concertatore e Direttore. La regia è affidata a Chiara Muti. Il libretto, di Aisha Cerami e Nicola Piovani, è liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Vincenzo Cerami e racconta una storia d’amore che si sviluppa tra equivoci, colpi di scena e travestimenti.
Una vicenda che racchiude molti elementi di una favola moderna e che porterà in scena due giovani innamorati dell’amore, timidi, impacciati, ma desiderosi di assecondare un sentimento profondo. Nel loro cammino saranno guidati da alcune figure che li sosterranno, con consigli e suggerimenti.
Le scene sono di Leila Fteita, coreografie di Miki Matsuse, maestro del coro Paolo Longo. I personaggi principali sono Serena, interpretata da Maria Rita Combattelli, Orazio, Giuseppe Tommaso, la Tata, Aloisa Aisemberg, il Tutore, William Hernandez e L’albero, Cristian Saitta.
Scenografie e costumi sono stati interamente realizzati nei laboratori del Teatro Verdi, grazie all’esperienza e alla professionalità dei lavoratori della Fondazione. La preparazione di “Amorosa Presenza” è stata seguita anche con video e interviste nei mesi scorsi, che daranno vita a un documentario, prodotto dallo stesso teatro.
L’opera, in due atti, ha origini lontane. La prima idea risale al 1977, rimasta poi a lungo in un cassetto, fino all’incontro tra Piovani e il Teatro Verdi di Trieste che ha voluto fortemente concretizzare il progetto.