Prime volte al Filarmonico con Fondazione Arena: sia per entrambe le opere di Strauss, mai eseguite nelle stagioni sinfoniche di Fondazione Arena, sia per la solista all’oboe Francesca Rodomonti. Pietro Rizzo, dopo il debutto veronese lo scorso fine settimana in occasione del sesto concerto, torna sul podio del Filarmonico in sostituzione di Marco Guidarini.
«Sono l’unico compositore vivente che ha cattiva stampa – riconosceva di sé, con una certa amarezza, l’ultra-ottantenne Richard Strauss, proseguendo però col suo humour tipicamente sapido – per questo la mia musica è tanto migliore». Nel movimentato e affollatissimo passaggio storico e musicale fra tardo Ottocento e Novecento, Strauss (1864-1949) aveva rivestito a lungo un ruolo di primo piano: nell’ultimo decennio del XIX secolo si era imposto come prodigioso talento dell’orchestrazione e mago nel genere del poema sinfonico, fino al dirompente (per non dire scioccante) cimento nel teatro musicale, soprattutto, dopo i primi titoli non particolarmente fortunati, con Salome (1905) ed Elektra (1909). In quest’ultima occasione, l’incontro col grande letterato Hugo von Hofmannsthal avrebbe sancito una delle più significative e durature collaborazioni della storia dell’Opera nonché la rinascita del Festival di Salisburgo, rifondato dai due con Max Reinhardt nel 1918. Lo stile preziosamente letterario e simbolista, alternato all’evocazione nostalgica della Vienna rococò e teresiana, sarebbero presto entrati in collisione con lo Zeitgeist delle due guerre mondiali e il gusto emerso da quelle macerie. Fu allora che Strauss divenne improvvisamente troppo borghese (le sue scelte drammaturgiche e musicali ne sono una sorta di manifesto) e “inattuale”, cosa a cui era invece meno avvezzo, immerso com’era sempre stato nella musica, anche come richiesto direttore d’orchestra.
Al gioco meta-teatrale (sempre attuale) mascherato da commedia rococò dobbiamo le musiche di scena per Der Bűrger als Edelemann, ossia Il Borghese gentiluomo, che nel 1912 Strauss compose per un originale adattamento della commedia di Molière. Il lavoro proposto da Hofmannsthal era decisamente ambizioso: la pièce originaria, creata con Lully per Luigi XIV e la sua corte nel 1670, era infatti una comédie-ballet in 5 atti, culminante in un gran ballo finale; il letterato viennese ne propose un adattamento in due atti, seguiti da un’opera al posto del ballo che unisse le maschere della commedia dell’arte al mito classico. Il risultato, ibrido fra prosa e opera, scontentò gli amatori di ambedue i generi, senza tener conto della notevole lunghezza. Dell’ultima parte, le sorti sono note: l’opera finale, riveduta e liberata dalla prosa di Molière, beneficiò di un nuovo prologo in musica volto a mostrarne la genesi meta-teatrale, divenendo la ben più celebre Ariadne auf Naxos del 1916. Il progetto Bourgeois gentilhomme non fu però del tutto abbandonato: l’anno dopo Ariadne, andò in scena in una revisione in tre atti che riguardò anche le musiche di scena già composte da Strauss. Da queste, nel 1918 il compositore trasse una Suite (op. 60) occasionalmente ripresa in sede di concerto ed incisa. Sui nove raffinatissimi brani, presentati in questa occasione per la prima volta a Verona, aleggiano più lo sperimentalismo timbrico e le idee melodiche di Strauss che il pur citato Jean-Baptiste Lully (Giovanni Battista Lulli, danzatore e compositore, trasmigrato in Francia per divenire musicista del Re Sole). La commedia di Molière vuole essere una satira sui nuovi ricchi come il protagonista Jourdain (e molti spettatori della prima) e sui parassiti che ne assecondano le ambizioni sociali (puntualmente frustrate) e vi affianca una trama secondaria più classica in cui le donne e i giovani si oppongono ai matrimoni combinati in favore del vero amore.
Se il consenso critico non è unanime su questo pastiche, lo è invece per l’ultima stagione della lunga vita compositiva del Bavarese: il Concerto in Re maggiore per oboe e piccola orchestra (archi più legni e corni a due) appartiene alle eccellenti creazioni straussiane dell’ultimo lustro, tra cui le Metamorphosen per archi e gli Ultimi quattro Lieder. Più di queste opere, il Concerto si rifugia ancora all’ombra rasserenante del classicismo, in questo caso alla forma del concerto mozartiano, ma con la solita personalissima raffinatezza orchestrale, armonica e melodica. Il fiorito tema iniziale dell’oboe richiama per un attimo la freschezza della giovanile Serenata per fiati op. 7 (già proposta in questa stessa Stagione Sinfonica) senza però abbandonarsi alle suggestioni romantiche: l’Allegro moderato si sviluppa con un secondo tema seguendo i canoni della forma-sonata, in un dialogo continuo fra solista e intere sezioni. Più cantabile è il successivo Andante, in cui l’oboe espone un tema arioso di disincantata e crepuscolare malinconia, intorno a una ripresa del primo tempo e prima di una virtuosistica cadenza: questa si collega direttamente al movimento finale, in forma di Rondò, pervaso da una continua proposta di nuovo materiale da parte dell’oboe, a cui l’orchestra risponde in un inesauribile gioco di temi e colori, sino alla vivacissima stretta finale. Il Concerto fu scritto da Strauss in circostanze amichevoli ma decisamente anomale: fra i soldati alleati di stanza a Garmisch nella Germania occupata del 1945, vi era infatti John de Lancie, oboista dell’Orchestra di Pittsburgh. Più volte il giovane soldato statunitense esortò Strauss a scrivere un concerto per oboe, ma il compositore rispose negativamente. Solo mesi dopo, con sorpresa forse dello stesso autore, de Lancie fu informato della nascita della nuova opera (che però non poté eseguire in prima assoluta, né alla prima americana, salvo poi recuperarlo anni dopo con l’Orchestra di Philadelphia e finalmente inciderlo).
Solista del concerto odierno è la giovane Francesca Rodomonti, attualmente primo oboe dell’Orchestra areniana, al debutto in questo ruolo nella Stagione artistica. L’intero programma è diretto dal Maestro romano Pietro Rizzo.
Il 7° concerto della Stagione Sinfonica 2022 debutta venerdì 29 aprile alle 20.00 (turno A), con un programma musicale di un’ora circa più un intervallo, e replica anche sabato 30 aprile alle 17.00 (turno B). Per legge, l’accesso agli spettacoli è consentito esclusivamente agli spettatori muniti di certificazione verde Covid-19 di avvenuta vaccinazione o guarigione (Green Pass rafforzato). È inoltre confermato l’obbligo di mascherina modello ffp2. Info e aggiornamenti su https://www.arena.it/it/teatro-filarmonico/info-covid
Proseguono per la Stagione Artistica 2022 le iniziative di Arena Young, rivolte a studenti e personale di scuole, università, accademie. Per ogni appuntamento è confermato il Ritorno a teatro: un percorso di avvicinamento all’opera e alla musica sinfonica proposto dalla Fondazione Arena di Verona. Il mondo della Scuola potrà assistere alle rappresentazioni in cartellone al Teatro Filarmonico, con l’opportunità di partecipare ad un Preludio un’ora prima dello spettacolo: un momento di approccio al linguaggio musicale, che avrà luogo nella prestigiosa Sala Maffeiana. Per il 7° concerto sinfonico è possibile partecipare al Preludio venerdì 29 aprile alle 19. Informazioni e prenotazioni: scuola@arenadiverona.it – tel 045 8051933 (Ufficio Formazione)